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Il telaio portante: è lo scheletro di base del mulinello e serve principalmente per supportare la bobina e altre componenti accessorie. Un paio di attrezzi sono stampati in acciaio inox mentre tutti gli altri sono realizzati con materiali termoplastici. Le soluzioni per il supporto del tamburo sono molteplici e vanno da un semplice perno in acciaio filettato e saldato, per i telai in metallo, ad architetture ingegnose e ricercate per quelli realizzati in tecnopolimero. La conformazione del telaio può essere concepita per montare verticalmente o orizzontalmente la bobina: ogni produttore segue la propria filosofia. La versione che lavora in orizzontale favorisce il brandeggio mentre la verticale consente di produrre dei telai con maggiore libertà di collocazione delle varie appendici. Il telaio può essere ideato per collegarsi indifferentemente su qualsiasi arma, arbalete o oleopneumatico, e allora si parlerà di- telaio universale- oppure potrà essere studiato nei minimi dettagli per una determinata serie di fucili, - telaio dedicato -. Per l'accoppiamento con un semplice serbatoio cilindrico è sufficiente un tratto concavo, un semi tubo che abbia un angolazione pari a quella dell'esterno del serbatoio in questione; mentre per alcuni arbalete dotati di supporti appositi, di meccanismi sofisticati meccanicamente, il telaio deve presentare una slitta, un attacco specifico che interagisca perfettamente con i sistemi di aggancio presenti sulle armi. Un buon telaio dovrebbe essere leggero, fabbricato con materiali robusti, inossidabili, di proporzioni il più possibile ridotte e di conseguenza poco ingombranti, di facile ispezione visiva e manutentiva in tutte le sue parti strutturali.
I sistemi anti parrucche: quasi tutti i telai ospitano o inglobano strutturalmente per evitare che la sagola possa in qualche modo ingarbugliarsi e originare delle pericolosissime parrucche. I sistemi anti ingarbugliâ più comuni spaziano da: spartani pezzi di plastica piegata ad U e sistemati congiuntamente alla bobina a minuti profili plastici che guidano i bordi esterni o interni del tamburo; da lamierini a L, in acciaio inox, a carenature integrali in policarbonato o in ABS che avvolgono totalmente la circonferenza del tamburo; da cilindretti laterali guida filo a sportellini ribaltabili sulla bobina azionati da meccanismi a molla. |
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Le peculiarità di un buon sistema anti ingarbugli deve essere valutato e osservato presupponendo una rapida fuoriuscita di sagolino dal mulinello: il filo non deve incastrasi durante lo srotolamento della bobina, compiere spire anomale su se stesso, accavallarsi e annodarsi confusamente. I giochi tra le parti devono essere ridotti, il filo deve scorrere senza impedimenti e sfregamenti su superfici rugose o taglienti che lo possano danneggiare, non deve trovare spazi eccessivi sotto cui infilarsi.
La bobina: viene chiamata talvolta rocchetto oppure tamburo, ed è il componente che ospita ordinatamente la sagola. Per lo stampaggio del pezzo vengono unicamente impiegate, da tutti i produttori tradizionali, le materie plastiche come: il policarbonato, l'Abs, eccetera. Qualche tamburo presenta dei raggi di rinforzo, degli spessori irrobustiti, al fine di creare una bobina leggera ma resistente. Il rocchetto è un cilindro con un cuore di ridotto diametro e due facce sottili e opposte, di diametro congruo. I rapporti tra le varie dimensioni, infatti, forniscono la capacità metrica del contenitore: per esempio un rocchetto con l'anima spessa un paio di centimetri, un'altezza di 4 centimetri e un diametro totale di circa 9, imbobina circa un centinaio di metri di monofilo da 1.5 millimetri. Naturalmente gli ingombri totali devono essere il più possibile limitati e quindi si ricercherà sempre un buon livello di compromesso che, rispetto alle dimensioni complessive, sappia offrire una generosa ricezione di filo. La tendenza della produzione nazionale tende a privilegiare una bobina piuttosto limitata in altezza mentre altri fabbricanti internazionali scelgono strade differenti e cioè rocchetti con una delle facce non parallela all'altra, sviluppi maggiorati, verticalizzazioni, ecc. In qualche caso è previsto un piccolo tramite, trasversale ad una delle facce o su una parte del cilindro interno, contemplato per annodare il capo d'inizio del sagolino. Un foro assiale e passante consente il passaggio calibrato del perno del telaio o di un'architettura simile affinchè la bobina possa liberamente ruotare sul proprio asse. Lo scorrimento e gli attriti tra i componenti del telaio devono risultare liberi, senza bloccaggi anomali che in qualche modo ostacolino la liberazione progressiva del cordino. La bobina migliore dovrebbe essere leggera, stampata con materiali resistenti agli agenti meteo marini e soprattutto con una buona capacità di riempimento. |
La manopolina di riavvolgimento: spesso è direttamente inserita sul lato più esterno della bobina e consiste in un piccolo cilindretto plastico tenuto in sede da una vite in inox. Serve per recuperare agevolmente e praticamente la sagola in bando. Le manopole più sofisticate sono poste al termine di una prolunga, di un braccetto estensibile, in maniera da porre l'utilizzatore nella condizione di aumentare il braccio di leva durante l'operazione di riavvolgimento: questo sistema, talvolta, può essere ripiegato, regolato al bisogno, fatto rientrare a riposo all'interno di una cavità del rocchetto o semplicemente trattenuto a riposo da una serie di ganci plastici, o inviti appositi, sulla faccia esterna della bobina. |
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La differenza strategica tra i vari meccanismi deve far valutare a priori: la comodità d'impugnatura in varie condizioni, l'uso di guanti spessi o in fasi concitate; la sicurezza di non avere un'asperità , un rilievo pericoloso che sporga eccessivamente dalla silhouette della bobina (immaginate cosa potrebbe succedere se una volta di sagolino rimanesse incastrata durante un combattimento mitico); la bontà meccanica dei leveraggi e dei bloccaggi più ricercati.
La frizione: la bobina è libera nella sua rotazione sull'asse del telaio, e va da se che, per le esigenze di un pescatore, ci deve essere un fermo, un sistema di bloccaggio funzionante, altrimenti la sagola si libererebbe incontrollabilmente. I cannisti ripongono nelle caratteristiche della frizione, così viene denominato il freno che orna tutti i mulinelli, un significato nodale, basilare: con essa riescono a dosare il filo millimetricamente, lo fanno uscire dal tamburo a piacimento, centellinando il sottilissimo monofilo a seconda della trazione che il pesce imprime alla lenza, in modo da prostrare mortalmente l'animale. Le frizioni dei mulinelli che equipaggiano le canne da pesca possiedono diverse forme e vari criteri progettuali, altamente accurati ed efficienti. Sott'acqua i discorsi cambiano radicalmente: la raffinatezza del recupero di una preda trapassata da una lunga asta non abbisogna di troppa razionalità meccanica e precisione d'azione in quanto il pesce è quasi sempre ferito in modo serio; perde rapidamente sangue, forze; può essere pressato maggiormente a emergere dal sub che lo controlla con intelligenza e appropriata tensione muscolare; i diametri dei fili in gioco sono enormemente differenti, con carichi di rottura abbondantemente oltre i 50/60 chili.
Il posizionamento del mulinello: la sistemazione dell'attrezzo sui fucili è stata facilitata, negli ultimi anni, da alcune soluzioni tecniche che svolgono benissimo il compito per cui sono state progettate. Gli adattamenti artigianali si sono rarefatti a pochissime varianti e non si rimpiangono troppo, vista la praticità , l’immediatezza, la tenacia che offrono le nuove creazioni.
Gli arbalete sono generalmente favoriti poichè ci sono dei mulinelli che presentano un telaio apposito che interagisce a meraviglia con gli attacchi situati sotto l'affusto. La zona univoca scelta da tutti i costruttori è la porzione davanti all'elsa del grilletto, subito dopo l'impugnatura. In questa posizione si captano alcuni obiettivi salienti: non si altera eccessivamente l'equilibrio del fucile; possiamo appoggiare il tubo sugli scogli senza ostacoli anteriori; l'assetto, il brandeggio, l'agilità non ne risentono significativamente; abbiamo a portata di mano il pomello della frizione in caso di immediato bisogno. Ci sono meccanismi a slitta, a innesto, a pulsante, a semi tubo, a tubo, a sgancio rapido, ecc; diciamo che i componenti dedicati appositamente per un tipo di fucile risultano la simbiosi migliore ottenibile. Alcuni offrono la possibilità di essere montati, con un po di ingegno, anche su fucili di differenti case: fate attenzione solamente che la modifica non provochi delle alterazioni balistiche. |
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