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Le mute subacquee sono definite umide, in virtù del fatto che l’acqua filtra tra la pelle e il materiale neoprenico rimanendovi intrappolata. Più a lungo il liquido rimane a contatto della cute maggiore sarà il risultato di protezione.
La ricerca di un accoppiamento ad alto grado di inviolabilità del sistema ermetico è il punto su cui incentrare i nostri sforzi. Il pescatore adotta una giacca e dei pantaloni in pezzi separati: essi, una volta terminata la vestizione, si sovrappongono e creano uno sbarramento sinergico.
I due strati di neoprene appoggiati asimmetricamente l’uno sopra l’altro, formano un gradino, un dislivello: questo è uno dei punti più vulnerabili e da cui s’infiltrano i sottili rigagnoli di gelo.
Immaginate le torsioni del busto, i movimenti a forbice delle gambe durante la pinneggiata, i tuffi dal gommone, il piegamento nella capovolta, l’azione penetrante delle correnti violente, delle ondate: tutti motivi che minano e violano l’ermeticità della muta. I bermuda sono dei calzoncini in neoprene a coscia lunga che si indossano sopra la muta. La finalità prioritaria è quella di limitare il ricambio a questo preciso livello.
Tenete a mente, comunque, che se la muta veste tre taglie abbondanti, non otterremo dai bermuda chissà quali vantaggi, non sono l’acqua santa , la panacea di tutti i vostri guai termici.
Un capo che vesta con criteri elevati di adattamento, quasi perfetti, invece, beneficerà dell’ausilio neoprenico per il fatto che gli ingressi d’acqua saranno quasi impercettibili, ridotti al silenzio, a zero. In principio i maggiori fruitori del sistema aggiuntivo erano gli agonisti ma ben presto tantissimi apneisti si resero conto dei vantaggi che offrivano e li adottarono sia con le mute estive che con quelle invernali.
La produzione primitiva era prettamente artigianale o addirittura casalinga, ottenuta recuperando vecchi pantaloni e rifilandoli a forbice. Ora tante case subacquee li distribuiscono al pubblico. Lo spessore del neoprene più comune è il 2 o il 3 mm. |
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La misura va scelta tenendo conto dei vari strati sovrapposti che aumentano la taglia base.
L’anatomia del corpo andrà comunque tenuta d’occhio perché l’aderenza in vita o sulle cosce dovrà essere garantita. Riguardo ai materiali si confluisce in un certo senso nel discorso del sottomuta: una simbiosi tra le varie fodere aiuta a raggiungere il grado più alto di efficacia isolante.
Se il neoprene della muta è liscio, impiegando dei bermuda con l’interno liscio o meglio in spaccato, si otterrà l’effetto ventosa per cui il sigillo di tenuta sarà incredibilmente elevato.
Naturalmente questo materiale è fragile e si lacera per un nonnulla se non viene accoppiato ad una fodera in nylon o in lycra; questa composizione, a nostro avviso, è la migliore in quanto permette di sedersi sugli scogli o strusciare contro le rocce senza che si verifichino rotture di sorta. La morbidezza aiuta nella vestizione: se avverrà direttamente in acqua le parti scorreranno senza attriti iniziali e con una sistemazione ottimale.
Identico risultato adoperando la mistura di shampoo ma un po più laboriosa come metodica. Il neoprene liscio è scivoloso e bisogna considerare la cosa quando si sta appollaiati sul tubolare del gommone.
Gli specialisti del piombo mobile che fanno uso di bermuda, adoperano quasi sempre due cinture di zavorra: ciò per evitare che durante lo sgancio della prima e nella fase della risalita dagli abissi, essi non costituiscano un freno idrodinamico dovuto all’imbrigliamento d’acqua. I bermuda sono un’eccellente mezzo per veicolare e sistemare torce, ogive di ricambio, carichini: basta collocarli al di sotto, spingerli abbastanza in su e collegarli con fettuccine o strisce di gomma per poterli afferrare agevolmente. Ricordatevi solamente del loro inserimento quando vi svestirete: è facile che vi dimentichiate che cosa avete nascosto e che il materiale si perda in mare. Gli amanti del bricolage potranno incollare dei taschini per aggiungere altri accessori utili. Impiegate ritagli di neoprene, velcro, e il magico Acquaseal.
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