|
L’attrezzo in questione è uno strumento molto importante per l’apneista ma non inteso come mezzo d’offesa verso qualche povero squaloide, o di strenua difesa nei confronti di tentacoli giganti, presenti, peraltro, esclusivamente nei racconti di fiabe marinaresche. Nonostante la base culturale degli uomini sia in costante evoluzione esiste ancora radicato, in parte dell’opinione pubblica, il concetto “dell’esagerato”. Vedremo di smitizzarlo. Il coltello contribuisce principalmente a risolvere delle situazioni di pericolo, in cui malauguratamente potremmo incappare, e in secondo luogo, per uccidere rapidamente la preda ferita dal nostro arpione.
L’affilatura di una lama, è una delle chiavi di volta per risolvere quasi tutte le avventure critiche. La sicurezza non è però direttamente proporzionale al fattore lunghezza, per questo non è il caso di dotarsi di una scimitarra per ampliare il discorso. Un attrezzo di corte o medie dimensioni, garantisce un corretto impiego subacqueo in termini di praticità e funzionalità: quando la parte di acciaio è intorno ai dieci centimetri, andiamo sul sicuro. Il problema della forma e del disegno non riveste un’importanza fondamentale. Tutto va analizzato considerando la logicità delle azioni: un lato seghettato è utile per recidere una cima, senza che la sagola scivoli via, o al limite per squamare i pinnuti, mentre un lato liscio serve per tagliare qualunque altra corda, o all’occorrenza per pulire il pesce. Qualche coltello ha una sede rientrante della lama, denominata tagliasagole, ma se non è veramente un rasoio serve a poco. L’importante è non mettersi a fare cozze, patelle, ricci o dedicarsi a smontare qualche fucile, o a piantare chiodi, perché in brevissimo tempo il nostro utensile perderebbe la punta, il filo del tagliente, e in caso effettivo di bisogno lamenterebbe gravi disagi. Il coltello dell’apneista deve essere sempre in condizioni perfette. Per l’affilatura è bene affidarsi ad un bravo arrotino che con la sua esperienza saprà intervenire sulle lame “pigre”, donando al nostro coltello un tagliente micidiale.
A prescindere dalla foggia, dal peso, dalle dimensioni e dai contorni della lama, il problema maggiore sorge effettivamente quando l’acciaio di fabbricazione non è all’altezza del compito assegnatogli. Purtroppo la tendenza di molti è comunemente quella di cercare il prodotto bello esteticamente, e ciò può rivelarsi un’arma a doppio taglio. L’acciaio è una lega tra il ferro e il carbonio, in percentuali variabili.
La lama di un coltello subacqueo ha si il pregio di patire in modo insignificante l’azione dell’acqua di mare, ma spesso l’apprezzata qualità va a scapito della durezza del tagliente, che è l’essenza intima dell’attrezzo. I coltelli migliori, infatti, sono realizzati con acciai fortemente carburati ma non sempre perfettamente inossidabili. Il secondo compito dello stiletto subacqueo è quello di porre fine all’agonia dell’animale raggiunto dalla nostra fiocina o dall’arpione. La punta della lama è naturalmente la caratteristica cui ci dedicheremo con priorità.
L’estremità dell’arma deve appunto presentare un disegno a stiletto, in altre parole molto acuminata e rastremata: la sezione esigua, ma non fragile, intorno ai quattro millimetri, consentirà una penetrazione esemplare. La lama, lateralmente alla punta, è bene sia liscia, non seghettata, almeno per qualche centimetro, così da consentire uno scorrimento ideale nel foro d’ingresso.
Nel panorama dei coltelli proposti dalle ditte del settore subacqueo, esistono armi completamente smontabili e altre che hanno “l’anima” della lama inglobata saldamente in una struttura gommosa o termoplastica. I modelli scomponibili presentano l’impugnatura forata e una mazzetta d’ottone cromato o in acciaio inox, che mediante un passo filettato si avvita al termine del metallo. I vantaggi di tale soluzione sono la robustezza dell’insieme, e la facilità di manutenzione.
L’impugnatura è la parte con cui brandiamo il coltello; è di gomma dura, di plastica e in alcuni casi mostra in bell’evidenza le sedi anatomiche per le dita. Sempre più diffusa è l’elsa realizzata nella stessa stampata del manico così da ridurre i processi di lavorazione; offre una valida protezione e permette di raccordarsi magnificamente con i ricercati congegni di blocco del fodero. Ci sono ancora degli articoli che possiedono la classica elsa in acciaio, robustissima, ma l’unica soluzione in tecnopolimero offre ottime performance e non fa rimpiangere il particolare di medioevale memoria. Ricordiamoci che quando acquistiamo un coltello è opportuno controllare la maneggevolezza, l’ergonomia, la stabilità all’interno della mano serrata tenendo presente che indosseremo un paio di guanti più o meno spessi secondo la stagione di pesca. L’impugnatura che termina con il pomello metallico si rivela adattissima per affondare con decisione la lama sul duro osso cranico di qualche bestione, senza subire abrasioni nel palmo della mano. Un occhio di riguardo alle dimensioni del componente: più sarà idrodinamico e dall’architettura lineare meno resistenze passive e appigli indesiderati incontreremo sulla nostra strada. Il colore del manico ha una sua importanza: chi ama tenere il coltello sul braccio e pratica l’aspetto, cercherà tinte tenui, mimetiche; per chi, invece, pesca molto in tana diventerà interessante e razionale cercare colorazioni vivaci, fluorescenti, per contare su una facile reperibilità in caso di smarrimento, o per sfruttarlo come pedagno in un’occasionale segnalazione. L’impugnatura, o meglio la sua conformazione strutturale, interagisce in numerosi casi con il sistema di ritenzione del fodero. La custodia del coltello subacqueo da apnea è un’altra chiave di volta nell’interezza delle problematiche sulla sicurezza. Il coltello deve essere sfilato rapidamente quando la situazione lo richiede, e altrettanto intuitivamente va riposto; inoltre deve rimanere all’interno dell’involucro senza che si sganci per un nonnulla. I foderi, quasi tutti in polimero o in plastica caricata, sono caratterizzati da una resistenza al taglio notevole: ciò impedisce che la lama possa perforare accidentalmente le pareti e che il coltello non si “impunti” da qualche parte quando si rinfodera. Esiste anche una custodia in morbida cordura, presa in prestito dalla tradizione militare, che ospita arnesi di ridotte dimensioni: è leggerissima e discretamente robusta. Il mezzo con cui vincola l’arma è una pattina di velcro e ciò non la rende troppo sicura e funzionale. |