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L’influenza dei pescatori francesi ha introdotto tra le nostre solite attrezzature una particolare piombatura dorsale denominata “baudrier” o, semplicemente schienalino o piastra. Come per le cavigliere, anche la piastra dorsale trova la sua ragione d’essere quando si indossano mute in neoprene di spessa sezione e si pesca in poco fondo. Il problema di compensare la spinta positiva dell’abbigliamento conduce ad aumentare, per forza di cose, i chili di zavorra.
Abbiamo visto che non possiamo caricare straordinariamente il giro vita, a causa di dolorini vari e motivazioni tattiche, e l’utilizzo di questo accessorio è un valido espediente per tentare nuove strade di benessere. Non è semplice vederne molti in giro poiché chi ne fa uso è solitamente un’aspettista invernale che li produce artigianalmente, considerato che in commercio esistono solo uno o due distributori che possono fornirli. Nelle gelide mattinate invernali l’intrepido sub sonderà con il suo fedele schienalino i litorali spumeggianti di onde alla ricerca di una bella spigola. Con mute da sei o sette millimetri di sezione, molte parti del corpo tendono a galleggiare: il tronco è una di queste. Purtroppo è anche la porzione maggiormente visibile e che allarma precipitosamente i pinnuti.
L’esigenza di tenere abbassato il busto diventa ben presto il consigliabile obiettivo da perseguire per riuscire perfettamente nella tecnica intrapresa.
L’acquaticità dell’atleta è la prima regola per un’attuazione corretta dell’appostamento di caccia ma una volta testata è verificata la bontà dell’attrezzo difficilmente se ne potrà fare a meno. Gli agguatisti sono un’altra categoria di pescatori che ha beneficiato di questa soluzione in quanto la distribuzione accurata e frammentaria del piombo permette di aggirarsi tra i massi e tra le pieghe delle pareti con un assetto molto equilibrato.
L’oggetto in questione è un parallelepipedo di piombo, di spessore e forma varie: si possono osservare modelli vagamente triangolari, rettangolari, quadrati, tondeggianti, spessi da uno a più centimetri. Occupa una superficie abbastanza ridotta, 10/15 cm (, affinché non sia d’impiccio ai movimenti delle braccia e alla respirazione.
Il peso è un dato estremamente soggettivo: c’è chi ama un contrappeso notevole, di 4/4,5 chili, o chi invece si zavorra con una piastra leggera, da 1,5/2 chili.
La baudrier originale francese non ha solo un piombo dorsale, posto sotto il bordo scapolare, ma anche due mattonelle anteriori, all’altezza del diaframma, per una grammatura complessiva di circa 7 chili. L’aspetto che differenzia maggiormente gli schienalini nostrani (oltre al fatto di essere “single”) è la serie di aperture o fessure per l’attacco dell’architettura elastica di sostegno. Questa parte è, secondo noi, l’aspetto fondamentale del componente.
Il cinghiaggio
Il problema principale dell’utilizzo di questo zavorramento speciale è costituito dall’imbracatura necessaria per sorreggerlo e soprattutto mantenerlo nella posizione corretta. Escludiamo a priori un’impalcatura rigida, tipo fasce di nylon intrecciato o simili, poiché è piuttosto statica, opprimente, e non offre sufficienti garanzie di dinamicità.
Il piombo dorsale deve essere vincolato da cinghiaggi elastici in relazione al fatto che occupa una zona strategica e non deve offrire il fianco a troppi elementi di critica. Il peso dell’attrezzo condiziona il grado di morbidezza che i cinghiaggi devono possedere: da un lato si avverte la necessità che questi stia ben piantato al centro della schiena, e che non sia vittima di continue oscillazioni laterali e longitudinali, e dall’altro che stia autorevolmente al suo posto.
Potrebbero capitarci tutta una serie di inconvenienti - durante le capovolte avvertiamo, in sequenziali episodi, dei tonfi sordi ma dolorosi sulla nuca (ringraziando, per fortuna, lo spessore generoso del neoprene che riduce i danni): il peso scivola su e giù sul dorso e si schianta sul collo che è un piacere; la cresta di un’onda monella ci solleva brutalmente e sentiamo, alla successiva discesa nella pancia del cavallone, una botta immane sulla colonna vertebrale: è lo schienalino che dopo essersi librato in volo, distaccandosi di una spanna dalla muta, segnala l’avvenuto atterraggio; nel corso di una virata sul fondo o di uno scarto rapido laterale, ci troviamo girati su un fianco, con un gomito infilzato da un riccio: l’improvviso spostamento del carico e lo sbilanciamento conseguente ci hanno capovolto - Il peso deve “seguire” il proprietario senza opporre resistenza durante la fase della respirazione assecondando la dilatazione della cassa toracica e non limitandone la mobilità muscolare.
Esiste una produzione limitatissima relegata a qualche ditta artigianale italiana e a qualche capo proveniente dal mercato francese: la scelta non è cospicua e se non si trova nulla in giro conviene crearlo artigianalmente. I rari modelli in distribuzione adottano varie metodologie di supporto che prevedono cinghiaggi organizzati secondo una logica tipo “spallacci da zainetto” con delle fibbie a regolazione continua o a sgancio rapido situati sulle bretelle anteriori o solo su una fascia ventrale: si possono seguire i medesimi suggerimenti o inventare qualcosa di diverso.
Il problema relativo alla sicurezza in questo specifico caso, è inutile negarlo, passa in secondo piano per la natura stessa dell’attrezzo: anche se dotato di sistemi di sgancio rapido il fatto di essere costituito da più cinghie e da passaggi anatomici multipli, non ne rende immediato l’abbandono.
Prestate quindi assoluta attenzione a non oltrepassare quote di immersione che potrebbero rivelarsi estremamente pericolose o ad infilarvi in tane e spaccature varie. Ricordatevi di tenere a portata di mano un affilatissimo coltellino: in caso di bisogno si deve riuscire anche a tagliare tutto. |