Ma l'apnea richiede in più una rigorosa interpretazione anche dei segnali fisiologici di allarme, conseguenti all'apnea stessa, della pressione e degli altri fattori caratteristici del nostro ambiente operativo.
I riflessi dovuti al semplice prolungamento dell'apnea sono quelli che si evidenziano per primi e sono istintivamente sentiti sgradevoli; la loro funzione è proprio quella di indurre alla ripresa della respirazione ed entrano perciò in conflitto con la volontà a proseguire l'apnea.
L'istinto di conservazione, la paura di non riuscire a concludere bene l'immersione o altri freni inconsci possono amplificare e anticipare questi segnali di allarme, o provocarne altri simili.
Frequenti deglutizioni, un vago senso di oppressione al diaframma, vere e proprie contrazioni del tutto analoghe a quelle fisiologiche, salvo per intensità e frequenza, sono i sintomi fisici più comuni della riluttanza inconscia all'apnea prolungata nella sua prima fase.
Per tramutarsi in una tensione muscolare diffusa e crescente, fino al precipitoso affrettarsi a concludere l'immersione quando i veri sintomi fisiologici si manifestano e si ripetono.
L'alternativa alla pericolosa pratica di eliminare ogni reazione d'allarme con l'apparente benessere indotto da iperventilazioni forzate,è rappresentata dal saper interpretare queste reazioni fisiche ed emotive.
Raggiungendo alte capacità di introspezione e controllo, in assenza di elementi inconsci di disturbo, questo libero navigare nelle proprie capacità ricongiunte diviene la vera essenza dell'apnea. |