PROFONDITA'MASSIMA:25mt
FONDALE: Sabbia,Scogli,Franate
COSA TROVATE:
Si caccia all’aspetto, nascondendosi dietro le asperità del fondo, oppure distendendosi sulla sabbia, all’aperto, dove verranno a tiro le mormore. Proseguendo in direzione di Punta Manara incontriamo delle franatine e dei grossi scogli, attorno ai quali sguazzano cefali, oratelle, qualche spigola e, soprattutto, saraghi, che però sanno tutto di fucili, tecnica e comportamenti del sub. Bisogna esplorare più tane possibili, incastrandosi negli spacchi più tortuosi e sparando a volte da posizioni impossibili. Spesso riusciremo a vedere solo qualche coda scomparire nel buio, ma alla fine costanza ed abilità saranno premiate. Mano a mano che nuotiamo verso Riva Trigoso, fino ad arrivare fino a circa un centinaio di metri dalla punta, la profondità aumenta assestandosi a 15-18 metri e il fondale è caratterizzato da schiene di roccia con massi accatastati. In pratica, si tratta di una grossa franata, nella quale vale la pena perderci un po’ di tempo in quanto si può incontrare di tutto: oltre ai soliti saraghi, cefali, tordi, corvine, non mancano pure dentici e ricciole. Prima di giungere a Punta Manara incontriamo una piccola baia con al centro uno scoglio ampio e piatto molto caratteristico, chiamato dagli abitanti della zona “ciappa du luu” (del lupo). Qui è possibile insidiare, con la tecnica dell’aspetto, cefali e spigole che bazzicano in poche spanne d’acqua. Spostandosi invece verso il largo si incontrano, sparsi qua e la tra le posidonie, numerosi sassotti, attorno ai quali pascolano tranquillamente tordi e marvizzi. Ed eccoci arrivati a Punta Manara. Qui il sub può scegliere la tecnica preferita a seconda della visibilità e delle condizioni del mare. In presenza di onde e risacca conviene optare per l’agguato, sia in poca acqua sia in profondità, insidiando le prede intente a mangiare tra i marosi. I momenti migliori sono al mattino presto e alla sera. Con il mare calmo, invece, conviene iniziare con qualche aspetto, preferibilmente con la faccia rivolta a Levante: se saremo stati i primi ad arrivare in zona non sarà difficile portare a tiro un branco stanziale di grossi saraghi. Oltrepassata la baietta, giungiamo al tratto di costa più interessante di questo breve itinerario subacqueo: Punta Manara. La zona, sebbene ristretta, è bellissima: il fondale digrada fino a una ventina di metri in un susseguirsi di massi ciclopici costellati da meravigliose gorgonie e spirografi. Anche se il pesce è estremamente smaliziato a causa dei continui contatti con i subacquei, attuando un metodico lavoro di perlustrazione sul fondo è ancora possibile realizzare discreti carnieri di saraghi e corvine. Sotto costa, invece, il nostro interesse venatorio sarà rivolto agli immancabili cefali e a folti branchi di salpe che guizzano veloci tra le grandi pietre staccatesi, nel corso dei secoli, dalle pareti del monte. Questa zona inoltre è ottima per la caccia alla spigola a condizione che il mare sia mosso. Al sorgere e al calare del sole, infine, i subacquei più esperti potranno tentare l’aspetto al pesce di passo. Ogni incontro è possibile: dal dentice alla ricciola. Proprio sulla punta c’è una Madonnina incastrata nella roccia; di fronte ci sono alcuni grossi scogli che danno riparo a gronghi, mostelle e corvine. In certi periodi, poi, vi sono gruppi di cefali intanati, ma sono sempre nervosi e, appena sparato il primo colpo, fuggono lontano. Dicevo prima dei gronghi, che qui raggiungono taglie ragguardevoli. Io ne ho preso uno di ben 15 chili. È bene colpirli con precisione e recuperarli subito, altrimenti il serpentone si ritrae nella tana e il sub deve faticare non poco per riuscire ad estrarlo. In caduta sui bordi della franata, si portano a tiro i saraghi fasciati, alcuni di peso prossimo al chilo. È una caccia non facile e servono mille malizie per riuscire a portarli a tiro. Oltrepassata Punta Manara il fondale diminuisce di profondità e ci potremo di nuovo dedicare alla caccia all’agguato, in presenza di mare formato, e al razzolo in tana, in assenza di onde e risacca. È una zona da non sottovalutare in quanto, esplorando buco dopo buco, troveremo saraghi e anche qualche orata intanata; non mancano neppure i tordi e i gronghi, seppur di dimensioni minori rispetto a quelli della punta. Il momento migliore è all’inizio dell’estate quando il pesce è appena entrato ed è più facile che si conceda qualche distrazione. Questo fondale muore su alga e sabbia, ma allargandosi leggermente ecco comparire sotto alle pinne alcuni grossi scogli attorno ai quali nuotano saraghi pizzuti di taglia. Oltre, non vale la pena di andare poiché non si incontra granché. Solo in inverno, con acqua torbida e mare formato, il sub esperto potrà incontrare una solitaria spigola. Tornati indietro, a circa 200 metri dall’imboccatura del porticciolo, vi è una piccola secca frequentata da pesce bianco e da gronghi. La Secca della Meridiana è posta a non più di un centinaio di metri dall’omonima punta (riconoscibilissima per la presenza di una meridiana), proprio di fronte all’imboccatura della Baia del Silenzio. In realtà non si tratta di una secca vera e propria, ma di una leggera risalita che il fondale compie prima di interrompersi sulla sabbia. La zona è abbastanza vasta e la profondità modesta, variando dai 3 ai 10 metri circa. Il fondo è luminoso, essendo costituito da una piattaforma di roccia chiara, e presenta numerosi tagli e lastroncini piccoli, sotto i quali possono trovare rifugio, ma solo di sfuggita, labridi e anche saraghi di media taglia. Più proficua appare la caccia all’aspetto: è possibile, infatti, catturare qualche bel sarago e grossi cefali che pattugliano in continuazione i sommetti in prossimità della superficie. Più raro, ma non del tutto improbabile, l’incontro con dentici di medie dimensioni. Sotto la Punta della Meridiana il fondo marino diventa più tormentato e si presta particolarmente alla caccia all’aspetto: frequenti sono gli incontri con cefali e salpe, mentre con mare agitato è possibile trovarsi faccia a faccia con qualche bell’esemplare di oarata, tutt’altro che facile da prendere, però, perché si tratta di pesci diffidentissimi, che fuggono verso il largo al minimo segno di pericolo. Proseguendo verso la Punta Manara, oltrepassata una piccola baietta capace di offrire solamente qualche sparuto cefalotto, il fondale cambia radicalmente fisionomia. Massi di roccia grandi e piccoli cadono sulla sabbia, creando con il loro accavallarsi un labirinto di minuscole tane nelle quali trovano rifugio saraghi, tordi, mostelle e gronghi. Nonostante la bassa profondità (non si superano gli 8-10 metri), insidiare i frequentatori di queste franette è impresa assai ardua. Le tane, infatti, sono anguste ed il più delle volte pressoché inviolabili; solamente un metodico e capillare lavoro di ricerca, che richiede talvolta l’uso della torcia, può dare qualche risultato. Il discorso cambia con mare mosso e scarsa visibilità. In simili condizioni questo tratto di costa può offrire la possibilità di catture fuori dal comune, come orate e, soprattutto nella stagione invernale, spigole anche di notevoli dimensioni. La Secca che misura non più di 60 metri per 100 è accessibile a tutti in quanto la profondità varia da 6 a 12 metri. Per i sub più esperti consiglio di fare qualche tuffo nella golfata di Portobello dove, a circa 30 metri di fondo, vi è il relitto di un piccolo mercantile, che si trova in posizione perfettamente dritta, come se stesse ancora navigando. Attorno alle lamiere nuotano nuvole di saraghi fasciati e pizzuti, mentre all’interno dimorano grossi gronghi. Chi ha l’occhio particolarmente allenato può scovare pure grossi capponi perfettamente mimetizzati con il resto del fondale. Si tratta di un punto dove i diving locali portano i bombolari; conviene evitare d’immergersi dopo il loro passaggio in quanto la visibilità sarebbe scarsa ed il pesce spaventato. Il relitto è raggiungibile solo con l’ausilio di un’imbarcazione e, viste le quote operative decisamente impegnative, sarebbe meglio che il sub potesse contare su un compagno in superficie che gli faccia assistenza. Qualora uscendo da Portobello al posto di andare verso sinistra ci dirigessimo verso destra, e quindi in direzione dell’Isola, come viene chiamato il Monticello della Penisola di Sestri, ci si trova al cospetto di un tubo della fogna e, subito dopo, su un fondo compreso tra i 10 e i 20 metri, con alcuni rialzi di roccia e di grotto, tutti fessurati in basso, dove, all’inizio dell’estate, dimorano parecchi saragoni e qualche corvina. La zona è molto bella ed adatta agli amanti della caccia in tana, che qui potranno sfogarsi con un corto pneumatico armato con cinque punte. Più in terra, con le condizioni di mare giuste, si tenta l’aspetto a cefali e spigole; a volte, capita d’imbattersi in una solitaria corvina. Doppiata la Punta dell’isola, le rocce cadono a strapiombo ed il fondale arriva velocemente a 22,5 metri di quota, dove girano saraghi e corvine. Spesso si incontra corrente forte verso Ponente. Oltre non si può andare in quanto comincia il molo frangiflutti del porto e la pesca è vietata, così come è vietata lungo le massicciate di Portobello. Prima di terminare, vorrei consigliarvi una visita all’acquario del Club Subacqueo di Sestri Levante: un piccolo gioiellino contenente tutte o quasi le specie ittiche dei fondali della zona.