ZAVORRA
L’uomo sin dall’inizio della sua attività subacquea ha percepito il mare come fonte di risposta ai suoi bisogni.
Per difendersi dal freddo, provocato non solo da una profondità maggiore raggiunta ma anche da un più lungo periodo di tempo trascorso in ammollo, l’intuizione geniale fu quella di vestirsi. Questo portò, immediatamente, al problema galleggiabilità.
La storia ci porta ad una rapida carrellata che va dalla prima cintola fatta con una striscia di cuoio, all’interno della quale venivano avvolti dei sassetti, al progenitore delle attuali cinture con piombi: una striscia di tela, fatta di spessi e robusti fili intrecciati, su cui veniva colato direttamente il piombo fuso.
L’originalità e la stravaganza di questi materiali e dei metodi spartani di confezionamento erano (ma sarebbe meglio dire sono...) il risultato della riflessione di singoli pescatori subacquei che artigianalmente e personalmente producevano le proprie attrezzature di lavoro. Procedendo con questa filosofia non si contano i tentativi e le proposte tecniche che durante le centinaia di anni trascorsi gli apneisti si sono trovati ad affrontare; basti pensare al “boom” che, dagli anni ’30 ad oggi, ha investito i mercati delle attrezzature subacquee in generale, in cui si è egregiamente difesa anche la zavorra.
Fra tutte le produzioni viste, l’esempio sicuramente più eccentrico è quello di una cintura, tipo cinturone messicano, che presentava una serie di cavità, all’interno delle quali era possibile inserire dei piombi cilindrici, come se fossero cartucce.
Qual è il reale problema che ci obbliga ad usare la zavorra?
I problemi seri iniziano quando ci addobbiamo per garantirci una salutare pescatina: muta completa, calzari, guanti, maschera e pinne, per non parlare del periodo invernale in cui non solo aumenta lo spessore della muta ma talvolta anche il numero dei pezzi che aggiungiamo al nostro corredo (sottomuta, bermuda).
Quindi giungiamo alla conclusione che la zavorra ha il fondamentale compito di controbilanciare la spinta positiva, sostanzialmente, del neoprene.
Occorre comprendere come ciò possa avvenire e, di conseguenza, come sia possibile intervenire sullo zavorramento al fine di raggiungere i migliori risultati tenendo costantemente d’occhio il fattore sicurezza.
Il Principio di Archimede recita: un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del volume del fluido che sposta.
Quando il peso di un corpo immerso è inferiore a quello dell’acqua che sposta, si dice sia in assetto positivo e cioè galleggia; quando il suo peso è uguale a quello dell’acqua si parla di assetto neutro o di equilibrio idrostatico; se invece il suo peso supera il peso dell’acqua parliamo di assetto negativo
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A -10 metri ci sono 2 atmosfere quindi un volume d’aria si riduce della metà (½).
A -20 metri 3 atmosfere e la riduzione passa a un terzo del volume iniziale.
A -30 metri 4 atmosfere e la riduzione passa a un quarto del volume iniziale.
Con il termine di zavorra non s’intende solo ed esclusivamente la cintura classica ma anche tutta una serie d’altri pesi costruiti e adattati in modo particolare, tanto da favorire la distribuzione del carico su quasi tutto il corpo.
Questa è la strategia di tendenza del pescatore subacqueo moderno. L’equilibrio e l’integrazione dell’uomo sott’acqua transitano da una ricerca metodica delle piombatura migliore che favorisce i movimenti, l’azione di caccia, l’occultamento tra i massi del fondo, l’avanzata tra le rocce delle franate, la discesa, ecc.
Concentrare tutto il contrappeso su un'unica zona, (per la cintura classica è la colonna vertebrale) può portare, inoltre, ad un affaticamento eccessivo di gruppi muscolari, tendinei, articolari. Le motivazioni suddette spingono i perfezionisti di questo sport a cercare mille soluzioni per dipartire equamente lo zavorramento utile. Per capire meglio quali e quanti sono i “protagonisti” di questo capitolo sarà necessario fare un breve ma sostanzioso elenco descrittivo