FUCILI ARBALETES
ARCHETTO
Questa è la porzione che si aggancia all’asta e che si unisce alle boccole. Due le qualità assolutamente irrinunciabili dell’elemento metallico: la robustezza senza compromessi, (la carenza di ciò provoca frequentemente lesioni agli arti superiori per improvviso cedimento strutturale) e un perfetto accoppiamento meccanico con la tacca dell’asta e i due elastici.L’archetto più semplice, che viene fornito in prima dotazione su alcuni fucili, è un’elementare spezzone di filo rigido, d’acciaio inossidabile. È piegato con un’angolazione accentuata e il suo diametro millimetrico s’incastra agevolmente nella fresatura del dardo; si ferma all’interno delle boccole mediante un piego serrato dello stesso tondino o una battuta di pressa. Usato per una serie di tiri tranquilli, senza pretese, stupisce per un’alta precisione ma alla lunga può apparire un difetto grave: spezzarsi proprio all’altezza dell’inserzione sulla freccia, la parte più sollecitata da un’azione di armamento irregolare. Succede che quando si stirano gli elastici non sempre si effettua una posizione di carica irreprensibile, con le mani tenute perfettamente parallele e in asse con il fusto e tirando uniformemente con tutte e due le braccia, e così viene stortato malamente il debole segmento filiforme: una, due, tre volte, e la rottura sopraggiunge inevitabile. Un’evoluzione del manufatto elementare è l’archetto a due riccioli. Sostanzialmente simile al precedente come materiale costitutivo, differisce da questi solo per la particolare conformazione geometrica del metallo.Non ci troviamo più di fronte ad uno spartano angolo acuto ma ad un’arricciatura bilaterale a forma di occhiello. In realtà il filo metallico fa un semplice giro su se stesso prima di proseguire nel solito tragitto.Questa peculiarità gli dona un margine di accomodazione e torsione maggiore che perdona molte imperizie dell’atleta che se ne serve. Per un utilizzo normale è una scelta buona, poco costosa, adatta ad un’ampia schiera di pescatori. La sua fine è anche in questo caso una frattura improvvisa dell’acciaio, con tutti i rischi connessi. Una soluzione di alto pregio e funzionalità, relegata al mondo delle elaborazioni e modifiche, è la costruzione di un’ogiva con un’archetto insolito: il cavetto intrecciato di acciaio inox. Usata in campo agonistico e da specialisti del doppio elastico, questa ogiva rivela una versatilità e una precisione notevoli. Il multi trefolo adoperato nella nautica a vela è l’ideale per la composizione del supporto. Due boccole vengono corredate da una decina di centimetri di cavo inossidabile, fissato a posteriori da un impiombatura in ottone o bronzo (qualcuno si limita a fare un semplice nodino…). I pregi di tale accessorio sono: la robustezza e il notevole preavviso di rottura che si evidenzia con una lenta spelacchiatura iniziale della treccia; la bontà d’accoppiamento sinergico tra gomme e asta, la possibilità d’ accorciare l’archetto a piacimento per incattivire, di conseguenza, gli elastici; la non interferibilità con i sagolini e i nylon che trattengono il dardo; la silenziosità di sgancio a fine corsa delle gomme, il bassissimo costo di realizzazione. L’ultima opzione, e ci inoltriamo nella tecnologia sofisticata, è la famiglia degli archetti snodati o articolati.. La solidità assume un ruolo raramente discutibile e le pescate in sicurezza sono all’ordine del giorno. L’inserzione sulla tacca dell’asta è frutto di uno studio accurato. Praticamente dalle boccole dipartono due bacchette di acciaio inox che sono bloccate posteriormente: o con un tratto schiacciato o con un bulloncino di fermo; terminano con un particolare rigonfiamento cilindrico finale o con una semplice deformazione a sogliola, ottenuta con la pressatura del metallo. Un foro verticale passante, e in alcuni casi una fresatura orizzontale del rigonfiamento cilindrico, completano l’analisi. Lo snodo o l’articolazione prendono vita quando si posiziona un particolare pezzo di acciaio, fissato alle due estremità mediante perni opportunamente ribattuti. Il tratto di lamiera che s’impiega può essere stampato e piegato a “Z”, oppure solo scaricato centralmente da un colpo di utensile, alla maniera francese. L’obiettivo è duplice: permettere un’azione di armamento degli elastici senza curarsi eccessivamente “dell’apertura” dannosa delle mani verso l’esterno, (il gioco laterale degli snodi lo consente); recuperare il rapporto perfetto di congiunzione meccanica e parallelismi, tra gli elastici e la tacca sull’asta, (la piegatura e l’inclinatura del lamierino sono progettati per abbassare sulla stessa linea di tiro entrambe le parti) visto che proprio per un ingombro fisico delle boccole ciò è compromesso sfavorevolmente di qualche millimetro