ITINERARI DI PESCASUB
ARGENTARIO
L'Argentario è un promontorio, vale a dire un'isola collegata alla costa da due sottili lingue di terra, che si chiamano Tomboli. Si può perciò raggiungere con facilità : proveniendo da Nord conviene uscire dalla Statale Aurelia all'uscita di Albinia e percorrere il tombolo della Giannellla, mentre se si giunge da da Sud è meglio imboccare l'uscita per Orbetello . Se avete il gommone, è senz'altro il caso di dirigersi verso Porto Santo Stefano, dove potrete alarlo agevolmente e trovare parcheggio per il vostro carrello a poca distanza dallo scivolo ( a pagamento, beninteso...)- ovviamente d'estate dovrete essere oltremodo mattinieri... Le zone migliori si trovano sul versante esterno, quello che guarda il mare aperto, diciamo da Capo d'Uomo fino a Punta Ciana, ma in generale le possibilità di effettuare catture interessanti ci sono sempre. Partendo da Porto S. Stefano si doppia Punta Lividonia e si giunge in breve tempo a Cala Grande. Nel periodo invernale, in caso di scirocco, possiamo sempre tentare di catturare una spigola o un cefalo con aspetti in basso fondo all'interno della cala. Buona anche la zona della punta sud ( Punta di Cala Grande ), caratterizzata da una frana da cui si erge una guglia rocciosa - a pochi metri dalla parete - intorno alla quale spesso nuota un branco di saraghi di taglia. Se le condizioni meteomarine lo consentono, è senz'altro preferibile tirare dritto fino allo scoglio dell'Argentarola. Qui troveremo un fondale misto, in parte frana costiera frequentata da muggini,spigole,pizzuti e orate, in parte agglomerati di grotto - più a largo - presso i quali è possibile tentare la cattura di un dentice, in parte - specialmente sul lato esterno - parete con qualche spacco interessante.Proseguendo oltre, vale senz'altro la pena di fare un tuffo sulla secca di Cala Piccola, facilmente individuabile in quanto il cappello è appena sopra il pelo dell'acqua. Saraghi, dentici e ricciole sono spesso presenti intorno alla secca, ma la loro cattura è tutt'altro che semplice e richiede doti tecniche e di apnea non indifferenti. La secca è costituita di una dorsale composta di tre cappelli, dei quali quello affiorante è il centrale. Il cappello più a terra, che giunge sino a 6-7 mt dalla superficie, è il meno interessante, sebbene talvolta sia qui possibile l'incontro con orate, saraghi e limoni ( piccole ricciole ). Intorno al cappello affiorante, verso terra, vi è una zona molto fessurata che però - stante la profondità di esercizio che rasenta i 30 mt - è riservata ai sub più esperti. Verso il largo si snoda un costone perpendicolare a terra caratterizzato da una parete a piombo sul lato sud e da una zona di grotto con chiazze di sabbia e qualche ciuffo d'alga verso nord. Questa è senz'altro la zona migliore per tentare la cattura di dentici e saraghi, ed offre la possibilità di pescare un po' a tutte le quote poiché il fondale digrada più dolcemente - a "gradoni". Proseguendo lungo la costa si arriva alla Punta di Capo d'Uomo e all'omonima secca, che si trova a tre-quattrocento mt dalla costa. Si tratta di una risalita rocciosa con cappello a circa 4 metri dalla superficie, circondata da propaggini di grotto che digradano fino ad una profondità di circa trenta metri. La conformazione dell'agglomerato roccioso è quella di una dorsale che si snoda in senso grossomodo perpendicolare alla costa, con il lato sud che sprofonda a parete fino a profondità proibitive per gli apneisti. Il versante di maggior interesse è quello nord, caratterizzato, specie verso terra, da agglomerati di coralligeno molto fessurati intorno ai quali spesso nuotano branchi di dentici : inutile dire che sanno leggere e far di conto, per cui un conto è vederli e un'altro metterli a pagliolo, come un po' tutti i pesci dell'Argentario. All'interno delle profonde spaccature presenti in questa zona vivono abitualmente mostelle, gronghi, murene, capponi e anche qualche cernia di dimensioni ragguardevoli. Riguardo queste ultime, è bene precisare che non sono pesci da insidiare in tana, poiché si scelgono dimore inespugnabili. L'unica tecnica che può dare qualche risultato ai più preparati è quella della pesca in caduta o dell'agguato profondo, metodi che la scarsa visibilità spesso presente non aiuta a mettere in pratica. Infine, la secca ospita spesso saraghi di taglia, sia maggiori che pizzuti, ed occasionalmente, in estate, palamite e limoni ( ricciolotte ). Lasciata la secca in direzione sud, ci imbattiamo in una bella franata costiera, facilmente individuabile e contraddistinta dalla presenza di una torre di avvistamento dello Stato dei Presidi conosciuta come Torre della Maddalena. Muggini, saraghi e corvine qui sono di casa, ma si tratta di prede di frana, la cui cattura richiede doti di fiuto e acquaticità - e pazienza - notevoli : il rapporto tra pesci visti e pesci presi è scoraggiante, ma il fondale è bellissimo e merita una visita. Il tratto più interessante è costituito dalla punta estrema, detta Punta della Maddalena - proprio sotto l'omonima torre -, caratterizzata da alcuni massi scuri affioranti e da una franata che raggiunge i 15 mt di profondità. Poco staccata dalla punta troviamo un'agglomerato roccioso che ha per cappello un "panettone" di granito quasi completamente liscio che emerge da una prateria di alga mista a grotto. La zona sud della secca è quella che offre le migliori opportunità di cattura, con la presenza di dentici anche di mole, saraghi e corvine, da insidiare all'aspetto o in caduta. Le profondità di esercizio sono comprese tra i 20 e i 30 mt, e perciò si tratta di una zona riservata ai sub più allenati. Superata la punta della Maddalena si apre una baia caratterizzata da un faraglione facilmente individuabile. Qui la frana costiera diminuisce di interesse e di profondità, anche se va detto che in inverno questo tratto di costa è particolarmente frequentato da spigole di mole. A largo del faraglione, sui 14 mt, vi è una zonetta di grotto e posidonia con alcune interessanti fenditure che ospitano corvine e saraghi. Pescando all'aspetto non è raro l'incontro con denticiotti fino al chilo di peso nella bella stagione. Da qui conviene tirare dritto fino all'Isola Rossa, anche questa di facile individuazione. E' bene specificare che non si tratta di una vera isola, ma di un enorme scoglio rossiccio collegato a terra da una serie di scogli emergenti. I lato nord può essere tralasciato, mentre conviene concentrarsi sulla zona rocciosa che inizia dai sassi emergenti posti sulla punta estrema dell'isola . Qui c'è da pescare a tutte le quote e un po' tutte le prede. Allargandosi in direzione sud, da un fondale che da roccioso diviene di grotto, emerge un'agglomerato roccioso piuttosto interessante, posto ad una distanza di circa 300 mt dalla punta. Il cappello di questa secca giunge fino a 7-8 mt dalla superficie ed è di granito, mentre noi dovremo pescare alla base della risalita, a quote comprese tra i 15 e i 20-22 mt, alternando aspetti alla ispezione delle poche fessure presenti, concentrate intorno alla base del cappello. Qui è facile l'incontro con dentici di media taglia, corvine anche di mole e saraghi - occasionalmente anche con orate e piccole ricciole.Gli stessi pesci si possono trovare anche nel tratto di costa più in terra che va dall'Isola Rossa fino alla spiaggia delle Cannelle, caratterizzato da una fascia rocciosa in bassofondo e da dorsali di grotto e alga intervallati da aree sabbiose più a largo. E' la parte dell'Argentario in cui il fondale pescabile si estende più a largo, e anche uno dei pochi posti buoni accessibili da terra. Infatti lo stabilimento balneare delle Cannelle è dotato di accesso carraio asfaltato dalla strada Panoramica ( proveniendo da S.Stefano il cancello elettrico in ferro e doghe di legno - dotato di passo d'uomo ma quasi sempre chiuso per le vetture - ce lo troveremo sulla destra un paio di chilometri dopo aver superato il punto in cui si vede l'inconfondibile sagoma dell'Isola Rossa ritratto nella foto in alto ). Degno di nota è il sasso affiorante posto grossomodo al centro della cala del lato sud dell'isola. Il lato di terra è cosparso di massi granitici appoggiati che offrono riparo a cefali, saraghi e corvine, mentre il lato esterno cade su un fondale più profondo di sabbia,alga e qualche risalita di grotto fessurato. Qui risiede stabilmente un nutrito branco di saraghi che utilizza le profonde spaccature presenti per sottrarsi - spesso con successo - alle insidie del pescasub, il quale sarà spesso costretto a dirottare le proprie attenzioni verso i più abbordabili capponi, gronghi, murene e mostelle...... Oltrepassata la spiaggia delle Cannelle, ci imbattiamo in un'amplissima cala denominata "Cala del Purgatorio", che si estende fino all'inizio della frana che conduce a Punta Ciana. In questo tratto di mare il fondale è accessibile a tutti - si pesca da zero a 10 -12 mt - e gli incontri possibili sono i più svariati. Terreno prediletto dalle spigole nella stagione invernale, dimora abituale di saraghi e corvine, quest'area può riservare sorprese : più spesso che altrove, infatti, è dato incontrare orate, cerniotti di 4-5 Kg etc.... Il fondale, inizialmente rappresentato da una piccola frana costiera, più a largo, dopo un tratto di sabbia, diviene più interessante, essendo composto da un misto di grotto, roccia e posidonia. Le tane sono pochissime e, proprio per questo, spesso abitate. E' uno dei pochi posti all'Argentario in cui è ancora possibile affacciarsi ad una tana e scoprirla zeppa di saraghi. Proseguendo in direzione sud approdiamo ad uno dei posti più "caldi" dell'interio promontorio : Punta Ciana. Ogni indicazione in merito a questo posto magico è superflua : basta tuffarsi e pescare, ce n'è davvero per tutti i gusti. Potremo buttarci nella schiuma a caccia di cefali,spigole e orate oppure impostare una battuta all'aspetto sui riassommi fuori la punta, ma il risultato sarà sempre quello di emozioni e, se la giornata è quella giusta, catture mozzafiato. Si può virtualmente trovare di TUTTO.... La punta cade su 18 mt circa, e sulla sua ideale prosecuzione troviamo dei panettoni di grotto presso i quali è possibile insidiare all'aspetto dentici di tutte le taglie, limoni, grossi saraghi, orate e palamite. E' possibile anche l'incontro con corvine monumentali ed è presente tutto il "sottobosco" di tana ( mostelle,capponi,gronghi etc...). Doppiata la punta il fondale è sempre pescabile e simile - anche se meno esteso verso il largo - a quello appena superato per un bel tratto fino ad andare a morire sulla sabbia in poca acqua diverse centinaia di metri dopo la punta. A questo punto conviene spostarsi direttamente in fondo alla grande baia compresa tra Punta Ciana e la punta del Nasuto, chiaramente individuabile, dove troveremo un grosso masso scuro emergente a poche decine di metri dalla riva. E' questo il sasso del Mortellone, circondato da una zona disseminata di massi granitici che formano tane popolate da saraghi e corvine terminante - verso il largo - con una cigliata di grotto fessurato profondamente. Il tutto muore sulla sabbia ad una profondità di circa 10 mt. Nonostante la profondità esigua è possibile effettuare catture di tutto rispetto e addirittura l'incontro con qualche dentice di buona taglia. La zona costiera è ben frequentata da muggini e spigole, e al confine tra roccia e sabbia è possibile fare l'incontro di un branco di mormore o di qualche grossa triglia.